Il progetto che ho pensato per Face to Face prende spunto dalla cosiddetta scrittura automatica teorizzata da Breton nei manifesti del surrealismo e che può avvenire in maniera cosciente, ma senza consapevolezza di quello che si sta scrivendo.
L’ospite, precedentemente bendato, viene accompagnato nella stanza e fatto sedere di fronte ad una scrivania sulla quale sono poggiati un foglio di carta bianca 50×70 e una grafite nera. Nei dieci minuti che passeranno insieme, l’artista leggerà a voce alta (scegliendole a caso da dieci moduli/frammenti precedentemente individuati), alcune pagine dell’Ulisse di Joyce, testo cardine per la genesi del romanzo moderno, in cui molte parti del racconto sono sviluppate secondo quella particolare tecnica di scrittura chiamata flusso di coscienza, tecnica narrativa consistente nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi.
L’ospite cercherà di trascrivere quanto l’artista legge. Nei primi minuti cercherà di essere attento alla scrittura, ma già dopo un po’ sarà costretto dalla perdita momentanea del senso della vista, a fidarsi solamente del proprio istinto, cercando all’inizio di sforzarsi ostinatamente nel controllo della scrittura. Inutilmente, in quanto la stessa scrittura si farà deformante ed espressionista, alterata e fumosa, le righe si sovrapporranno fra loro, l’attenzione necessariamente calerà e l’esperienza si trasformerà nel corso dei minuti. Dal tentativo di seguire una logica fino all’inettitudine e alla frantumazione dell’esperienza stessa, arrivando quasi a una perdita di coscienza parziale di ciò che si sta facendo, il cui risultato sarà una sorta di ri-scrittura automatica dei flussi di coscienza joyciani, visibilmente un groviglio di segni solamente in parte decodificabili, ma dalla forza energetica evidente.
“Al di là da ogni preoccupazione estetica e morale” l’ospite sarà riuscito ad esprimere un proprio segno energetico libero, proveniente dal profondo e quindi assolutamente personale ed autentico.
Marcello Mantegazza