2010 /

fotoinstallazione composta da 80 stampe fotografiche applicate su forex, dimensioni 140x150 c.ca

Fragile friend

Fragile
Marcello Mantegazza usa la fotografia per restituire scatti in sequenza nei quali il suo volto è celato, impacchettato e spacchettato attraverso un nastro adesivo, di quelli che proteggono la fragilità di quanto contenuto nei plichi da spedizione o negli scatoloni per traslochi. Giocando sull’equivoco il suo scotch forse non lega, come sembra, ma, piuttosto, isola e protegge. Da cosa? Ognuno ha la sua risposta, portando con sé le proprie paure personali a volte reali, altre solo sensazione. Mantegazza, dal canto suo, con Fragile Friend sigla in maniera enigmatica l’allusione alla pericolosità e alla delicatezza della vita, alla necessità di difenderla
e rafforzarla, per difendersi e rafforzarsi. Nuovamente urge la domanda: da cosa? L’artista si confronta da molto tempo con i temi dello scorrere del tempo e della caducità della vita, una riflessione che porta in questo lavoro claustrofobico dove il volto è occultato ma sta per emergere, respirando, alla luce. O forse è il contrario?
Barbara Martusciello, 2011

FRAGILE
Come in tanti frame di un video, Mantegazza racconta, in una progressione claustrofobica, lo ‘spacchettamento’ di un volto totalmente avvolto da nastro adesivo. Immagini fotografiche (80 per la precisione) che in sequenza mostrano un’azione…inquietante o liberatoria?
Una forma di protezione autocostruita, la testa tutelata da attacchi fisici, o forse da quello che non riesce a proteggere il cuore. La paura di sconvolgimenti, il non sentire i tradimenti, l’amore o l’ipocondria, l’angoscia di farsi male, e comunque soffrire, per poi alla fine liberarsi di tutte le sovrastrutture per sgomberare la mente. Coinvolgente, questa è la prima cosa che ho pensato nel vedere le foto; la fragilità della nostra esistenza, l’artista non ha paura di mostrarla anzi mette in evidenza le mani che compiono un gesto importante, che decidono comunque di agire svelando, poi alla fine, una nube nera informe. Ci sono delle cose che possono impedire all’uomo di essere quello che è, ogni cosa o avvenimento, pone dei ritardi che vanno poi recuperati, nessuno può fermare il tempo, ma esso non scorre invano. Allora un’azione di protezione e poi di apertura alla vita diventa la conoscenza di se; questa dimensione di movimento in senso diacronico da un giusto significato alla nostra esistenza, forse…
Serena Achilli, 2013